30 ott 2009

ATOPOS IN THE BALKANS: BOSNIA HERZEGOVINA / Pocjteli



Se qualcuno vi offre da bere a Pocitelj, Mostar o altre località turistiche dell'Herzegovina, siete spacciati. Per due motivi: 1 - perchè da queste parti si beve ad oltranza, 2 - perchè le bevande offerte possono in verità non essere affatto gratis. In sostanza, l'invito a bere è un invito a spendere piuttosto che altro. Almeno così è successo col nostro 'amico' Mohammed, che dopo aver lungamente intrattenuto gli spaesati turisti, si è eclissato al momento del conto, iperbolico. Lo stesso è successo con Sanel, affittacamere a Mostar e decisamente scaltro in quanto a denari. Sono tanti i turisti da queste parti, e la gioia di poter incontrare altri viaggiatori viene adeguatamente compensata dalla truffa costante che i turisti sono costretti a subire, come d'altronde succede a Roma, Venezia etc. Il sogno di gloria dell'italiano che si fa rispettare e spende poco perde quindi di sostanza una volta varcato il confine del turismo tout court. Non c'è viaggiatore a Mostar che non sia allo stesso tempo un semplice turista, e come tale un fesso. Il prezzo però vale la pena, visto che a Mostar si incontrano stranieri di ogni tipo (di cui molti italiani) cambiando così la fisionomia dei viaggi più arditi. Da trio in viaggio backpack in spalla e pollice fuori, io Mahab ed Ester ci siamo trasformati nella metà di un gruppo più grande. Ora con noi ci sono Mario e Alessia, due campani in viaggio dall'Albania, e Giga, l'unico capace di parlare la lingua del luogo: il serbo-croato-bosniaco-sloveno. Vale però la pena di considerare la situazione in cui ci troviamo. In cima al paese arroccato sul monte, i 6 atopici viaggianti cercano di fare amicizia con bambini accigliati e melograni ancora poco maturi, ma nel frattempo io non riesco proprio a digerire l'insolenza di Mohammed, che dopo averci truffato sul bere e aver praticamente sequestrato il mio cappello, è diventato una guida decisamente inattendibile. I nostri zaini sono ancora nel bar (per chi visiti Pocitelj si trova sotto delle piante di kiwi) i nostri fegati pure non gioiscono affatto, e la maglietta che Mohammed mi ha dato in cambio del cappello.. beh, in questo momento la userei giusto come oggetto d'offesa.
Tant'è. Essere fregati nei posti da turisti è la verità più triste del viaggio, nel momento in cui invece in mezzo ai monti si scoprono famiglie davvero oneste e cibi spettacolari. è il caso ad esempio del ristorante trovato sul fiume Liepva, in cui una meravigliosa zuppa di fagioli mi ha donato felicità per almeno 20 ore. Arrivano proprio in questo momento Mahab ed Ester con la borsa piena di verdure colte per strade e vengono proprio ora a dirmi che i bambini qua son fantastici e ci possiamo accampare dentro la torre del paese. Beh, non tutto il male viene per nuocere. After the tower.. Ed infatti la torre di Pocjteli fu luogo magico per gli atopici convitati, in cima a oltre 100 gradini uno più scassato dell'altro, a dirupo sopra la città, le rovine e il fiume. In pratica a Mohammed gli potrei pisciare in testa. Qualcuno ci ha avvisato, non andate sulla torre, se vi vedono i malintenzionati hanno pure le armi dai tempi della guerra, e bene che vada la torre è il primo posto dove arriva un fulmine. Coi sacchi a pelo pieni di polvere e l'ipod di Mahab ad alto volume, abbiamo dormito in 6 dentro una torre medievale nella notte sempre più fredda, magica e indimenticabile. Lo sguardo dei primi turisti arrivati in cima al mattino davvero ci ha dato una misura della missione compiuta. Om. Solo chi c'era ricorda.