“Il punto è che tutte le cose che faccio io vanno verso il basso, son spinte giù dalla gravità.”
Così mi ha cercato di spiegare Walter la prima scultura donata ad Atopos – e abbandonata accanto a Palazzo degli Anziani nel primo dei nostri blitz artistici, il 29 dicembre 2007.
“Eh, ma io potrei essere tuo padre” – ha esordito entrando da Atopos la prima volta, davanti al taccuino delle presenze ancora semivuoto.
Così mi ha cercato di spiegare Walter la prima scultura donata ad Atopos – e abbandonata accanto a Palazzo degli Anziani nel primo dei nostri blitz artistici, il 29 dicembre 2007.
“Eh, ma io potrei essere tuo padre” – ha esordito entrando da Atopos la prima volta, davanti al taccuino delle presenze ancora semivuoto.
Ogni giorno si rinchiude nella bottega di Peppino Brunetti, che lui chiama padre e maestro, ogni giorno si arrovella su come riuscire a conciliare la vita con l’arte, il mistero di ogni rapporto che salda la personalità già fatta alla proiezione di carta e colori, metalli e cartoni.
Mentre scrivo, Walter in sandali da tedesco salda due costruzioni alte 5 metri nello studio del suo amico fonditore ad Agugliano. Da Ascoli Piceno a Monte San Giusto, paese di sua madre, l’ho visto mettersi in gioco come un bambino di fronte a materiali poveri che nelle sue mani riescono a pesare come fossero segnati dal tempo.
“Ma glielo hai spiegato che dopo le opere vanno perdute?” – ci tiene a spiegare ogni volta che Atopos intraprende una missione in città, a forza di pennelli e installazioni. Nessun prezzo potrebbe mai valere l’abbandono volontario che l’artista proclama volgendo le spalle alla sua creazione. E Walter questo lo fa con la leggerezza di chi ha costruito qualcosa di troppo pesante da poter trasportare. Sì, le opere di Walter vanno verso il basso, si depositano nei meandri delle forme, le precedono e scandiscono come fossero tasselli di un tutto che vale la pena vivere piuttosto che mettere in mostra. E così in silenzio Walter percorre le scalette di via Scosciacavalli
alla ricerca di ispirazioni e materiali in disuso, riportando a significare ciò che un giorno per sbaglio fu abbandonato. Perché se fosse per Walter, non sarebbe mai buttato niente. Ma adagiato nel fondo di questo mare tanto amato, questo sì. Pure i pesci si augurano che la sua gravità li renda partecipi di opere che non hanno bisogno di essere guardate per essere Arte.
La prima foto è di Walter (http://www.myspace.com/walter_paoletti)
La seconda foto è di Peppino Brunetti a lavoro nella sua bottega di Via Scosciacavalli
Per maggiori info sulla nostra prossima mostra itinerante insieme il 2 settembre: www.adriaticomediterraneo.eu
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